Per molti secoli alcune discipline artistiche – la pittura e, ancor più, la scultura e l’architettura – sono state appannaggio quasi esclusivo degli uomini. A fronte di una storia dell’arte punteggiata da astri di sesso maschile, si possono annoverare pochissimi nomi di donna, e anche le poche che si distinsero non ebbero vita facile. Si pensi, solo per far un esempio, alle tristissime vicissitudini che segnarono l’esistenza della scultrice Camille Claudel, allieva di Auguste Rodin, la quale finì i suoi giorni in un ospedale psichiatrico dimenticata da tutti nonostante il suo straordinario talento (la storia di questa artista è raccontata in una bellissima biografia di Odyle Ayral-Clause disponibile su MLOL).
Il destino delle donne artiste, quindi, è stato a lungo segnato da un’innegabile difficoltà a veder riconosciuto il proprio talento.
Suscita di conseguenza un certo stupore la luminosa carriera intrapresa da Artemisia Gentileschi, che si può senza dubbio considerare la pittrice più famosa di ogni tempo. A lei sono stati dedicati romanzi, saggi, mostre, e gli studi storici e critici danno corpo ormai a una nutrita bibliografia. Figlia del pittore caravaggesco Orazio Gentileschi, Artemisia fu da lui avviata all’arte della pittura: mostrò fin da bambina un’incredibile predisposizione per l’arte dei pennelli, tanto che a 17 anni fu già in grado di portare a termine uno dei suoi capolavori più celebri, la tela che raffigura Susanna e i vecchioni. Continua a leggere →