In tempi di quarantena e di sfide difficilissime da affrontare, la lettura costituisce un’ottima arma per distrarsi e rigenerarsi, per viaggiare pur stando in casa e soprattutto per tenere aperti gli occhi su un mondo in continua evoluzione.
Fra i temi di più scottante attualità, è la vicenda di Giulio Regeni quella su cui vorremmo soffermarci. Sì, perché la storia di Giulio, dottorando di ricerca presso l’Università di Cambridge, trovato cadavere il 25 gennaio 2016 in una strada del Cairo, non può essere dimenticata. Lo chiedono a gran voce i genitori, Claudio e Paola Regeni, i quali, assieme al loro legale Alessandra Ballerini, hanno deciso di raccontare in un libro la vicenda del figlio affinché sia fatta piena luce e i colpevoli assicurati alla giustizia.
In Giulio fa cose, edito da Feltrinelli, i genitori raccontano di come non abbiano ancora ricevuto risposta né dall’Egitto, che, anzi, continua a depistare e sabotare le indagini, né dalla mondo della politica che per salvaguardare i rapporti economici con il paese africano ha chiuso più di un occhio sull’omicidio del ricercatore nato a Trieste e cresciuto a Fiumicello in Friuli Venezia Giulia.
Non ha risposto neppure l’Europa alla quale Giulio si sentiva legato. Egli, infatti, si considerava un cittadino europeo e non ha a caso aveva conseguito la laurea a Leeds e un master a Cambridge. E proprio per un dottorato, ancora a Cambridge, si era recato in Egitto con lo scopo di studiarne gli aspetti socio-economici e in particolare le tematiche sindacali. Ma Giulio è stato tradito dalle persone che dovevano accompagnarlo in questo importante percorso. Continua a leggere