“Erano ventun notti che non dormivo.
Mi sembrava che la cosa più bella del mondo doveva essere l’ombra, le mille mobili forme e i mille anfratti dell’ombra. C’era ombra nei cassetti delle scrivanie, negli armadi, nelle valigie, ombra sotto le case, gli alberi, le pietre, ombra dietro gli occhi e i sorrisi della gente, e ombra, miglia e miglia e miglia di ombra, sulla faccia notturna della terra.”
Non è facile accostarsi a una poetessa preceduta dalla fama del proprio suicidio. La poesia stessa è un genere letterario non per tutti. Ecco perché Sylvia Plath, autrice statunitense morta a Londra nel 1963, è spesso un nome “sentito dire” ma non realmente conosciuto. Letta da chi ama la poesia o la letteratura moderna scritta da donne e femminista prima dei movimenti femministi degli anni Sessanta e Settanta, nonostante sia ritenuta un classico della letteratura americana del Novecento è oggetto di un culto per non molti adepti, almeno in Italia.
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