Ernst Lubitsch, nato a Berlino nel 1892, è stato uno dei più grandi registi di commedie degli anni Trenta e Quaranta, ed è rimasto famoso per il suo “tocco” (il Lubitsch touch) che ha segnato un’epoca del grande cinema Hollywoodiano. Dopo aver iniziato la sua carriera in Germania, fu chiamato a Hollywood nel 1923 dall’attrice e produttrice Mary Pickford: non rientra quindi nel folto gruppo di registi tedeschi che sbarcarono negli Stati Uniti alla fine degli anni Trenta in fuga dalla Germania nazista, e tuttavia non ritornò mai più nella sua madrepatria, alla quale non poté mai perdonare il nazismo e la persecuzione degli ebrei.
Ma che cos’è il famoso tocco alla Lubitsch che rese così irripetibili i suoi film? Ecco come prova a spiegarlo Billy Wilder, uno dei suoi discepoli più famosi e a sua volta maestro nella commedia, che fu suo collaboratore a partire dal 1938:
Lubitsch aveva capito benissimo che bastava dire “due più due” senza bisogno di aggiungere “quattro”, perché il pubblico avrebbe tirato le somme da solo. Lasciava fare tutto agli spettatori, o quasi. Lui costruiva una situazione basandola su un accenno, un’allusione, e poi aspettava le risate. (Cameron Crowe, Conversazioni con Billy Wilder, p. 19)