Immaginate di scendere da un aereo, dopo un lungo viaggio in cui avete prevalentemente dormito, e di trovarvi da soli in un posto che non era la vostra destinazione: un paese sconosciuto, in cui si parla una lingua incomprensibile, in un aeroporto, e poi una strada, e poi una città, sempre affollatissimi, dove in qualunque direzione si è soffocati e trascinati dalla folla, dove ogni ristorante, ufficio postale, stazione, negozio, è saturo di persone che fanno lunghissime e disordinate code per tutto, in cui non riuscite a farvi capire da nessuno, né qualcuno si ferma a prestarvi attenzione. Senza soldi, senza documenti, senza punti di riferimento. Un vero incubo è quello in cui si ritrova Budai, il protagonista di Epepe, claustrofobico romanzo pubblicato nel 1970 da Ferenc Karinthy, giornalista e scrittore ungherese (1921-1992). Continua a leggere
Adelphi
Maugham e il racconto dell’imperfezione umana
La perfezione ha un grave difetto: ha la tendenza ad essere noiosa.
Probabilmente questa citazione di W. Somerset Maugham (1864-1965) è quella che meglio accomuna tutti i romanzi dello scrittore inglese, che meglio descrive i suoi personaggi e il suo atteggiamento verso l’umanità. Buoni o cattivi, ricchi, poveri, immorali, amabili o detestabili, stupidi o intelligenti, i protagonisti dei suoi romanzi e racconti hanno tutti questa caratteristica: un’umanissima imperfezione, raccontata con ironia empatica, cinica e affettuosa insieme, senza alcun moralismo.
Somerset Maugham, come Čechov, era un medico e nelle sue opere ritroviamo lo stesso atteggiamento indulgente nei confronti delle debolezze umane che caratterizza i racconti dello scrittore russo. Come se, per entrambi, il fatto di conoscere bene la fragilità prima di tutto fisica, corporea dell’uomo nella malattia, avesse permesso di percepire meglio e di non giudicare la sua imperfezione anche morale.
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Etty Hillesum, nel giorno della memoria
Quello che conta in definitiva è come si porta, sopporta, e risolve il dolore, e se si riesce a mantenere intatto un pezzo della propria anima.
Non è facile descrivere in poche righe la profondità del percorso che Etty Hillesum racconta nel suo Diario (Adelphi). E può sembrare strano, forse inappropriato, trovare un’intima, preziosa bellezza nelle sue parole, poiché queste si riferiscono a una tragedia storica di portata immensa, l’annientamento di un popolo per volere di altri uomini e al contempo la distruzione di ogni aspetto di umanità che un uomo può infliggere a un suo simile.
Etty Hillesum non ha neanche trent’anni quando tutto questo accade: è una ragazza brillante, intelligente, colta, che studia russo e legge Rilke, ed è anche piena di vita, di passioni, profondamente libera. Nel suo Diario, gli avvenimenti terribili di quegli anni si insinuano nel racconto quotidiano delle sue giornate, fino a diventarne l’unico tema. Continua a leggere
Speciale Emmanuel Carrère
Emmanuel Carrère è uno scrittore che non lascia indifferenti: lo si ama o lo si odia, perché ha la capacità di tenere avvinto il lettore e al tempo stesso di irritare a causa del suo smisurato egocentrismo.
E’ impossibile fare una distinzione tra l’opera di Carrère e l’uomo Emmanuel Carrère, dal momento che in ogni suo libro – tranne poche eccezioni che risalgono all’inizio del suo percorso letterario – le divagazioni autobiografiche hanno un ruolo determinante: esse si integrano così bene con la narrazione da diventare un elemento familiare che permette a chi legge di passare da un’opera all’altra senza perdere mai il filo del discorso. Continua a leggere
In ricordo di Oliver Sacks
Il neurologo Oliver Sacks, appena scomparso, è diventato noto al grande pubblico negli
anni ‘90, in seguito all’uscita di un film di successo diretto da Penny Marshall e interpretato da
Robin Williams e Robert De Niro. Il film, intitolato Risvegli, è tratto da uno dei libri di Sacks e parla degli effetti della sperimentazione di un farmaco su una comunità di pazienti colpiti molti anni prima da encefalite letargica. I malati, in gravissimo stato catatonico, si “risvegliano” e tornano allo stato cosciente per un breve periodo di tempo ritrovando lucidità e capacità motorie. Purtroppo, però, l’effetto del farmaco si rivela essere solo temporaneo e tutti i pazienti tornano gradualmente al loro stato di torpore.