Tre autori, tre romanzi, tre protagoniste.
Punto Omega di Don DeLillo, L’ambasciata di Cambogia di Zadie Smith e Donna per caso di Jonathan Coe idealmente starebbero molto bene a conversare nella medesima stanza.
In comune, queste tre opere hanno la caratteristica della brevità (stanno nelle 100 pagine, capitolo più capitolo meno), sono costruiti attorno al perno di una figura femminile e possiedono uno sguardo disincantato, allucinato e al contempo acuto sui nostri giorni.
Quasi fossero una sorta di “100 pagine 1000 lire” postmoderni, i tre romanzi brevi rappresentano ciascuno un distillato di paure, ambiguità, voli e cadute tipicamente consonanti con la prospettiva contemporanea.
Punto omega di Don DeLillo si apre con una cornice narrativa già essa straniante: la proiezione rallentata del film Psycho, così lunga da occupare 24 ore e da far apparire un battito di palpebre irriflesso un evento epocale. Per il resto, il racconto riproduce i dialoghi in pieno deserto californiano tra un giovane regista documentarista e un anziano intellettuale che appoggia la guerra in Iraq: lentezza, morte, tempo e altre apocalissi a farla da padrone, finché la sparizione improvvisa di una ragazza cambia tutto. Il Punto Omega a cui fa allusione il titolo è una locuzione dello scienziato gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin per descrivere il massimo livello di complessità e di coscienza verso il quale sembra che l’universo tenda nella sua evoluzione. Un orizzonte di perfettibilità promessa che sembra lontano anni luce dal deserto metafisico della realtà che circonda i protagonisti, insignificante e muta.
Quando hai strappato via tutte le superfici, quando guardi sotto, ciò che resta è il terrore. È questo che la letteratura vuole curare. Il poema epico, la favola prima di andare a letto.
Si può dire che è una ragazza la vera protagonista del romanzo, visto che grazie alla sua apparizione e immediata sparizione il ritmo narrativo si anima: se però la ragazza di DeLillo è determinante ma pressoché evanescente, ne L’ambasciata di Cambogia la protagonista è invece una ragazza realissima ma marginale.
Fatou, colf e babysitter ivoriana, ci appare in attesa alla fermata dell’autobus del quartiere Willesden o durante le sue nuotate in una piscina per ricchi, sfruttando i biglietti omaggio sottratti ai suoi datori di lavoro.
Fatou nuota, crede nell’arte di arrangiarsi, immagina, va in chiesa, ha un amico che si chiama Andrew, lavora in una famiglia antipatica e resta ipnotizzata davanti allo scorcio di badminton che si intravede dall’ambasciata di Cambogia. (…). Il punto è lo sguardo. E il punto è che non servono sempre grandi fatti per scrivere cose grandi. (Finzioni)
L’opera di Zadie Smith, scrittrice londinese di famiglia giamaicana che è catalizzato l’attenzione di pubblico e critica con Denti Bianchi, è racconto lungo, piuttosto che un romanzo.
La nota dominante è una solitudine accennata ma pervasiva: ogni personaggio, Fatou su tutti, è chiuso nella gabbia silenziosa del proprio ruolo professionale e sociale, da cui si astrae solo in quei rari momenti in cui può disporre autonomamente del proprio tempo.
Di ogni comparsa sappiamo pochissimo, ma lo stesso accade per la protagonista: qualche flash sul suo passato ed una manciata di allusioni riguardo al futuro non fanno però di lei un personaggio piatto, bensì una donna la cui profondità di valori e speranze emerge anche soltanto dalle sue spalle dritte e dai suoi occhi attenti. Nonostante le sia stato requisito il passaporto dalla famiglia per cui lavora e si trovi costantemente sull’orlo dello sfruttamento, Fatou è l’icona di chi si oppone ai soprusi e ricatti del sistema economico contemporaneo con il proprio elementare e dignitoso continuare a (r)esistere.
Infine, Donna per caso: è il primo romanzo scritto da Jonathan Coe, anche se in Italia si è fatto vedere più tardi.
Il titolo originale, The Accidental Woman, sintetizza ancora meglio le caratteristiche della protagonista: Maria è nessuno e tutti, è una somma di episodi fortuiti, amori capitati e incontri accidentali.
Tutto le turbina attorno: personaggi eccentrici, scintille di possibilità e occasioni vere; un tutto di cui non vede la direzione. Maria vive un’esistenza secondo misura ma fuori tempo. Sceglie sempre troppo tardi o troppo presto, ma il più delle volte non sceglie affatto. Apatica superficialmente, potrebbe essere brillante (è stata ammessa ad Oxford e ha una bella famiglia), ma no. E’ una donna che potrebbe.
Vive una vita irrilevante perché è innanzitutto lei stessa a percepirla come tale.
Le piace vivere dentro i confini che certamente sente come il suo mondo ma che altrettanto sicuramente sa non essere prodotto di una “sua” precisa volontà. Si laurea, si sposa, ha un figlio e continua a non capire come di quegli eventi si possa dire “la mia vita”
La sua disillusione getta una luce sinistra sulla pienezza di senso – apparente – che ci convinciamo possieda il nostro stare nel mondo: la risposta sta invece nell’accettazione ironica e leggera del flusso degli eventi vuoto e balordo, sembra dirci Coe.
La storia di Maria genera empatia, distacco ma soprattutto paura: paura di non riuscire a vivere in modo autenticamente differente dal suo.
D’altronde, nemmeno lei aveva previsto di diventare mediocre.
I tre romanzi possono essere scaricati da MediaLibraryOnLine, se il servizio di prestito digitale non fosse presente sul vostro territorio o se aveste già esaurito i download mensili disponibili, ricordate che ora avete a disposizione anche MLOL Plus